Il termine “alopecia” fu introdotto nel v secolo a.c. da Ippocrate di
Kos, medico greco, per configurare un diradamento più o meno diffuso
dei capelli e/o dei peli: la parola infatti deriva dal greco
(alopex=volpe), in quanto la volpe cambia il pelo in autunno e in
primavera.
La perdita parziale o totale dei capelli è una
condizione molto diffusa nella popolazione, e per poter ottenere
risultati gratificanti in tricologia (la branca medica che studia le
patologie del capillizio), è indispensabile un corretto inquadramento
diagnostico da parte dello specialista.
Si differenziano numerose tipologie di alopecia, alcune transitorie altre croniche.
Tra le più frequenti si annovera la forma “androgenetica”
che colpisce più dell’80% dei soggetti di sesso maschile, spesso già
presente con le sue prime manifestazioni in età molto precoce (17-18
anni), ma anche nelle donne, con quadri esordienti già nell’età
post-puberale e con peggioramenti sostanziosi in seguito a gravidanze,
allattamenti e menopausa.
L’alopecia androgenetica è imputabile all’azione di un enzima (5 alfa
reduttasi) implicato nella traformazione del testosterone in
diidrotestosterone. Quest’ultimo genera, negli individui predisposti,
una miniaturizzazione (assottigliamento) del capello, caduta, ed
impedimento alla ricrescita. Ne deriva un impoverimento progressivo
della chioma che genera, in chi ne è affetto, imponente disagio
psicologico e ansietà.
L’alopecia areata, invece riconosce una genesi autoimmunitaria
e spesso si associa ad altri disordini del sistema immunologico
(vitiligine, tiroidite di hashimoto, celiachia ecc.); si manifesta con
la comparsa repentina di una o più chiazze tondeggianti – ovalari prive
di capelli.
Può esordire anche in età pediatrica o nell’adolescenza, e
generalmente l’innesco della patologia è concomitante ad un evento
fortemente stressante (lutto, trauma, dispiacere). Questa tipologia di
alopecia può anche evolvere in una forma totale o universale (con perdita completa dei capelli e anche dei peli corporei).
Oggi si configurano anche situazioni di alopecia psicogena,
legata a gravi sindromi depressive e nevrosi, nonchè diradamenti e
cadute di capelli imponenti legate a carenze nutrizionali (anoressia,
diete incongrue).
E, ancora, i capelli possono soffrire sensibilmente per effetto di patologie endocrine (ghiandole) come la sindrome dell’ovaio policistico o gli scompensi di funzione della tiroide.
E’ comunque di rigore capire la causa di caduta e diradamento dei capelli per impostare una terapia efficace.
La soluzione più rivoluzionaria in tricologia è comunque l’utilizzo dei fattori di crescita piastrinici,
attraverso l’ottenimento da prelievo di sangue venoso, di un
superconcentrato di piastrine, cellule ematiche dotate di ruoli
terapeutici davvero singolari.
La PRP HT (Platelet Rich Plasma Hair Therapy) nasce qualche anno fa negli Stati Uniti, ed è ora anche in Italia ritenuta la terapia più innovativa e soddisfacente perchè in grado di stimolare le cellule staminali della papilla dermica del bulbo del capello.
Quindi, espressione di tricologia rigenerativa, la metodica, ambulatoriale e non chirurgica, assolutamente priva di rischi o effetti avversi, si può applicare a pazienti di entrambi i sessi, a qualsiasi età e sofferenti di tutte le forme di alopecia.
Dopo circa due mesi dalla terapia, i bulbi atrofici risultano rivitalizzati,
i capelli miniaturizzati riottengono calibro normale, e dove sono
presenti ancora papille dermiche vitali, i capelli caduti tornano a
crescere ripopolando la chioma.
Una conquista della scienza che riporta serenità nel cuore, di chi, con
troppi capelli persi nella spazzola o sul cuscino, non riusciva più a
guardarsi allo specchio…pensando di non aver possibilità di cura.
Dott. Elena guarneri, Medico chirurgo
Nessun commento:
Posta un commento